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Estradizione: quel che c'è da sapere

28 ottobre 2016, Nicola Canestrini

L'estradizione è il processo con cui una nazione o uno Stato (lo Stato richiesto) consegna un criminale sospettato o condannato a un'altra nazione o Stato (lo Stato richiedente).

Indice:

  1. Introduzione alla legge italiana sull'estradizione
  2. Estradizione con trattato di estradizione
  3. Estradizione senza trattato di estradizione
  4. Come impedire l'estradizione: cause ostative
  5. Estradizione nonostante persecuzioni, violazioni dei diritti umani o rischio di tortura? Status di rifugiato.
  6.  Ruolo della Corte europea dei diritti dell'uomo
    • Addendum. articoli e approfondiemtni
    • Estradizione dall'estero per l'Italia

In Italia, i casi di estradizione sono trattati da una delle 26 Corti d'appello, “Corte di Appello”, che agiscono come tribunali di prima istanza.

Le diciture “Estradizione Milano, estradizione Roma, estradizione Bologna, estradizione Firenze, estradizione Genova, estradizione Venezia” presenti su alcuni siti web sono utilizzate per l'ottimizzazione dei motori di ricerca (?), ma l'ubicazione della Corte non ha alcuna rilevanza in quanto un avvocato può esercitare la professione forense in tutto il territorio nazionale, non solo nell'area geografica in cui si trova la Corte. La Corte d'appello è la Corte di Cassazione italiana, che ha una sezione specializzata che di solito si occupa di cooperazione penale internazionale.

Più che roboanti promesse, contano le competenze specifiche dell 'avvocato difensore (controllando curriculum, conferenze, sentenze, articoli, ..), perché la specializzazione anche in materia di estradizione non è richiesta dalla legge italiana (ma le norme deontologiche italiane stabiliscono che “al fine di assicurare la qualità della propria attività professionale, l'avvocato non accetta incarichi se sa di non essere in grado di svolgere la rappresentanza con competenza”) .

L'Avv. Nicola Canestrini ha tenuto un centinaio di conferenze sulla materia della cooperazione internazionale, sia in Italia che all'estero (compreso ad Harvard Law US e ad Oxford UK); ha inoltre pubbblicato decine di articoli in tema sulle più importanti riviste di diritto e procedura penale italiane, quali Cassazione penale e Giurisprudenza penale. Ha seguito quasi un centinaio di procedimenti estradizionali e di cooperazione giudiziaria penale internazionale, discutendo vittorisamente anche davanti alla Corte Costituzionale italiana e alla Corte di giustizia dell'Unione europea (grande Sezione). 

 

Di seguito, ai fini di questa introduzione alle norme sull'estradizione dall'Italia, si prenderà in considerazione solo l'estradizione dall'Italia verso un Paese straniero

1. Introduzione alla legge italiana sull'estradizione

In linea generale, una richiesta di estradizione o un avviso Interpol dall'estero porta solitamente all'arresto dell'imputato da parte di agenti di polizia e alla custodia cautelare in carcere disposta dal Tribunale: va notato che in caso di rifiuto di una richiesta di estradizione che ha originariamente portato all'arresto e alla custodia cautelare in carcere, l'imputato può chiedere un risarcimento alle autorità italiane per arresto illegittimo e ingiusta detenzione.

E' bene sapere che la cd. Red Notice dell'Interpol vale come richiesta di arresto provvisorio (ma all'interno dell'Unione Europea il Mandato d'Arresto Europeo, la segnalazione SIS sostituisce gli avvisi rossi dell'Interpol e le richieste di estradizione).

Si noti che una decisione italiana di rifiuto di estradizione non ha effetto bis in idem, il che significa che anche se l'Italia ha rifiutato l'estradizione, altri Paesi possono comunque arrestare/estradare sulla base dello stesso avviso di ricerca e la persona interessata può essere nuovamente arrestata altrove (e in Italia, se i motivi di rifiuto su cui è stata resa la decisione vengono ribaltati).

Questo aspetto deve essere preso in considerazione quando si viaggia dopo un procedimento di estradizione conclusosi con il rifiuto della consenga da parte dell'Italia.

L'ordinamento giuridico italiano è quello di uno Stato di diritto civile, regolato da leggi codificate. L'estradizione è regolata da:

  • dalla Costituzione italiana (articoli 10 e 26),
  • dalla legislazione ordinaria (articolo 13 del Codice penale e articoli da 696 a 722 del Codice di procedura penale),
  • dalle convenzioni internazionali (che devono essere ratificate dal Parlamento italiano) e, infine, dai principi generali del diritto internazionale.
  • dai principi generali del diritto internazionale.

In quanto Paese con uno Stato di diritto, l'Italia sottopone l'estradizione al controllo della Corte d'Appello come giudice di prima istanza, che conduce un'indagine limitata; la sua decisione può essere impugnata davanti alla Corte di cassazione. 

La decisione finale di estradare è politica (almeno, l'estradizione è una prerogativa esecutiva, non giudiziaria) e spetta al Ministro della Giustizia; se il Ministro conferma l'estradizione disposta dall'autorità giudiziaria, la decisione può essere impugnata davanti al tribunale amministrativo. IMPORTANTE: anche la custodia cautelare può essere annullata dal Segretario di Giustizia.

L'estradizione può essere concessa con o senza trattato di estradizione; l 'Italia estrada i propri cittadini solo se esiste un trattato di estradizione.

2- Estradizione con trattato di estradizione

Il principio fondamentale è che l 'estradizione segue le regole del trattato firmato con lo Stato richiedente, se esiste.

Ad esempio, l'estradizione dall'Italia di un cittadino italiano è regolata dal Trattato di estradizione tra gli Stati Uniti d'America e l'Italia, firmato a Roma il 13 ottobre 1983 (ratificato nel 1984), aggiornato dall'accordo sottoscritto a seguito del Trattato di estradizione UE-USA, firmato a Washington il 25 giugno 2003 (ratificato nel 2009). Come chiaramente affermato dalla UNITED STATES COURT OF APPEALS FOR THE THIRD CIRCUIT (No. 96-5215, MEHMET SEMIH SIDALI vs. USA), il diritto di un sovrano straniero di chiedere e ottenere l'estradizione di un criminale accusato è creato da un trattato, e in assenza di un trattato il governo non ha il dovere di consegnare un latitante a un governo straniero.

L'Italia ha stipulato trattati di estradizione con molti Paesi, come Argentina, Australia, Austria, Bahamas, Bolivia, Brasile, Canada, Costa Rica, Cuba, Germania, Kenya, Lesotho, Nuova Zelanda, Nigeria, Paraguay, Perù, Vaticano, Singapore, Sri Lanka, Stati Uniti d'America e Uruguay. L'Italia ha anche firmato alcuni trattati multilaterali, come la Convenzione europea di estradizione (Parigi, 1957).

Un elenco (parziale) dei trattati di estradizione dell'Italia è disponibile sul sito del Ministero della Giustizia italiano.

In sostanza, gli Stati firmatari del trattato si obbligano a consegnare la persona ricercata a uno Stato straniero, derogando al principio di sovranità (che significa che ogni Stato ha autorità legale sulle persone all'interno dei propri confini) grazie alla fiducia reciproca che viene espressa con la firma di un trattato.

Attraverso l'emanazione di leggi o la stipula di trattati o accordi, i Paesi determinano le condizioni alle quali possono accogliere o negare le richieste di estradizione.

Le autoritò giudiziarie italiane possono rifiutare l'estradizione per il rischio di trattamenti inumani, ad esempio a causa delle condizioni carcerarie (alcune sentenze sono disponibili in italiano su canestrinilex.com; non esitate, in caso di dubbi, di chiedere all'Avv. Nicola Canestrini).

Come si sceglie l'avvocato?
Come si sceglie e si incarica l'avvocato? C'è obbligo di preventivo scritto? Che differenza c'è fra avvocato penalista e avvocato civilista? L'avvocato che ha seguito il divorzio può difendermi in un processo penale? Che obblighi reciproci ci sono? Quando e come conviene cambiare avvocato? Come si revoca il mandato? L'avvocato è responsabile per gli errori?  (continua)

 

3- Estradizione senza trattato di estradizione

Se non c'è un trattato, l'estradizione è comunque possibile secondo la legge italiana e si applicano le norme del Codice di procedura penale italiano (articoli 697 e seguenti del Codice di procedura penale).

In sostanza, la differenza principale riguarda l'estradizione a fini processuali (la cosiddetta estradizione processuale):

  • in caso di estradizione a fini processuali basata su un trattato, l'Italia non può valutare la causa probabile per autorizzare o negare l'estradizione
  • nel caso in cui non esista un trattato con il Paese richiedente, l'Italia può valutare la mancanza di probable cause.

Questo perché l'esistenza di un accordo internazionale, cioè di un trattato, è considerato un segno di fiducia tra gli Stati firmatari: ciò è dovuto essenzialmente al fatto che in presenza di un trattato di estradizione esistente tra lo Stato richiedente e l'Italia vi è un minore potere discrezionale da parte del giudice.

4. Cause ostative all'estradizione

Le più comuni cause ostative (cioè: ostacoli) all'estradizione sono:

1. mancato adempimento della duplice/doppia incriminazione: in genere l'atto per il quale viene richiesta l'estradizione deve costituire un reato punibile con una pena minima sia nella parte richiedente che in quella richiesta);

2. natura politica del presunto reato (la maggior parte dei Paesi rifiuta l'estradizione di persone sospettate di reati politici), come ad esempio le accuse di terrorismo. L'esperienza dimostra che può accadere che lo Stato richiedente simuli un'accusa non politica;

3. se la persona di cui si richiede l'estradizione è stata o sarebbe sottoposta nello Stato richiedente a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti o se non ha ricevuto o non riceverebbe le garanzie minime in un procedimento penale.

4. l'Italia ha ratificato la Convenzione europea dei diritti dell'uomo nel 1955: pertanto non concederà l'estradizione se può essere inflitta la pena di morte e non potrà estradare persone che rischierebbero in modo significativo un processo iniquo (“flagrant denial of justice”), la tortura o trattamenti o pene inumani o degradanti.

5. la giurisdizione dello Stato richiesto su un reato può essere invocata per rifiutare l'estradizione: ad esempio, se nello Stato richiesto è in corso un procedimento giudiziario per il reato per cui è richiesta l'estradizione contro la persona di cui si chiede l'estradizione;

6. la cittadinanza della persona in questione, mentre alcune nazioni rifiutano di estradare i propri cittadini, celebrando processi per le persone stesse (l'Italia estrada i propri cittadini in caso di estradizione convenzionale);

7. clausola di discriminazione: Se lo Stato richiesto ha motivi sostanziali per ritenere che la richiesta di estradizione sia stata presentata allo scopo di perseguire o punire una persona a causa della sua razza, religione, nazionalità, origine etnica, opinioni politiche, sesso o status, o che la posizione di tale persona possa essere pregiudicata per uno di questi motivi;

8. ne bis in idem: se nello Stato richiesto è stata pronunciata una sentenza definitiva contro la persona per il reato per il quale è richiesta l'estradizione. La doppia incriminazione (dovuta al principio “ne bis in idem”) significa che nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato; si noti che, secondo la legge italiana, la decisione diventa definitiva solo dopo la Corte di Cassazione, che è il giudice di ultima istanza. Ha la funzione di giudice di appello (anche nel merito) e pronuncia sentenze solo su questioni di diritto e ha la funzione di assicurare la corretta applicazione della legge nelle corti inferiori e d'appello e di risolvere le controversie su quale corte inferiore (penale, civile, amministrativa, militare) sia competente a trattare un determinato caso. Non ha alcuna funzione di controllo di costituzionalità (che spetta alla Corte Costituzionale). L'Italia ha un sistema giudiziario a tre livelli, e le parti hanno il diritto di passare attraverso tre gradi di giudizio finché la decisione non diventa definitiva; nel procedimento estradizionale i gradi sono due (non tre). A meno che le parti non rinuncino o non esercitino il diritto di impugnazione, solo le sentenze della Corte di Cassazione sono defninitve.

Queste restrizioni sono di solito chiaramente indicate nei trattati di estradizione che un governo ha concordato.

5- Estradizione nonostante persecuzioni, violazioni dei diritti umani o rischio di tortura? Status di rifugiato.

L'estradizione deve essere obbligatoriamente rifiutata, con o senza trattato, in caso di rischio di persecuzione o discriminazione per motivi di razza, religione, sesso, nazionalità, lingua, opinioni politiche o condizioni sociali o personali, o di pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, o comunque di azioni o procedimenti che violino i diritti umani della persona accusata o condannata.

Il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra potrebbe essere un importante elemento probatorio in tal senso (si veda qui un esempio in un caso del 2016, vedi sotto).

I rapporti delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Amnesty International, Fair trials international, Human rights Watch, e le sentenze dei tribunali internazionali (CEDU, ..) sono per lo più - ma purtroppo non unanimemente - presi in considerazione dai tribunali italiani.

Lo status di rifugiato riconosciuto da uno Stato terzo non è vincolante per i tribunali italiani, ma - in virtù del “principio di non refoulement” (non respingimento) di cui all'art. 33 della Convenzione di Ginevra - può essere invocato (con successo) il diritto di non essere consegnati a un Paese in cui si rischierebbe di essere perseguitati.

Come detto, una richiesta di estradizione dall'estero porta di solito all'arresto dell'imputato da parte di agenti di polizia e la detenzione preventiva viene ordinata dal Tribunale: va notato che in caso di rifiuto di una richiesta di estradizione l'imputato può chiedere un risarcimento alle autorità italiane per arresto illegittimo e falsa detenzione.

6. Ruolo della Corte europea dei diritti dell'uomo

Va considerato che in casi particolari è possibile richiedere la sospensione dell'estradizione alla Corte europea dei diritti dell'uomo: ai sensi dell'articolo 39 del suo Regolamento, la Corte indica misure provvisorie a qualsiasi Stato parte della Convenzione. Le misure provvisorie sono misure urgenti che si applicano solo quando esiste un rischio imminente di danno irreparabile. Le misure provvisorie della Corte sono talvolta l'unico modo per far sì che le autorità nazionali aderiscano agli standard internazionali e rispettino i diritti umani (per saperne di più, consultare le istruzioni sulle misure provvisorie sul sito web della CEDU).

Addendum Giurisprudenza e articoli sull'estradizione (italiano):

Sentenze e articoli sull'estradizione sono disponibili qui.

competenza”) .

 

L'Avv. Nicola Canestrini ha tenuto un centinaio di conferenze sulla materia della cooperazione internazionale, sia in Italia che all'estero (compreso ad Harvard Law US e ad Oxford UK); ha inoltre pubbblicato decine di articoli in tema sulle più importanti riviste di diritto e procedura penale italiane, quali Cassazione penale e Giurisprudenza penale. Ha seguito quasi un centinaio di procedimenti estradizionali e di cooperazione giudiziaria penale internazionale, discutendo vittorisamente anche davanti alla Corte Costituzionale italiana e alla Corte di giustizia dell'Unione europea (grande Sezione). 

 

 

Cenni: estradizione dall'estero per l'Italia

Nel marzo 2014 un tribunale britannico ha dichiarato che “il riconoscimento di un continuo problema sistemico nel sistema carcerario italiano, ha confutato la presunzione di conformità alla Convenzione che normalmente si avrebbe nel caso di uno Stato membro del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea. Questo stato di cose, pertanto, solleva motivi sostanziali per ritenere che vi sia un rischio reale di trattamento contrario all'articolo 3”; si noti che i rimedi introdotti dal governo italiano negli anni scorsi sono stati ampiamente vanificati dalla nuova polituica criminale e la conseguente emergenza delle carceri sovraffollate (e connessi suicidi).

Nel 2018, la DISTRICT COURT OF AMSTERDAM (Petition number: 18/169, Decision date: 5 April 2018), in un MAE relativo a una condanna italiana in contumacia per reati legati alla droga ha stabilito che “la corte è del parere che la dichiarazione dell'autorità giudiziaria emittente non sia conforme ai requisiti di cui all'articolo 12, righe iniziali e ai sensi della d OLW (legge olandese sulla consegna).

In fondo, questa dichiarazione dimostra che il ricercato non solo deve soddisfare i requisiti per impugnare la sentenza contumaciale in tempo utile, ma che nel procedimento di appello il tribunale italiano valuta anche, secondo il testo dell'articolo 175 del Codice di procedura penale italiano in vigore tra il 2009 e il 2014, se sono state soddisfatte una serie di condizioni previste dalla legge italiana prima di ritenere che esista l'ammissibilità per una nuova valutazione della sentenza contumaciale. Ad esempio, la persona richiesta deve dimostrare di non essere stata informata della data e del luogo dell'udienza e/o di non essere stata informata del contenuto della sentenza e della possibilità di impugnarla. Poiché si tratta di una sentenza contumaciale e non ricorre nessuna delle circostanze definite nell'articolo 12, righe iniziali e sotto le lettere da a a d inclusa OLW, la consegna deve essere rifiutata sulla base dell'articolo 12 OLW”.

La stessa decisione è stata presa nel luglio 2018.

 

L'Avv. Nicola Canestrini ha tenuto un centinaio di conferenze sulla materia della cooperazione internazionale, sia in Italia che all'estero (compreso ad Harvard Law US e ad Oxford UK); ha inoltre pubbblicato decine di articoli in tema sulle più importanti riviste di diritto e procedura penale italiane, quali Cassazione penale e Giurisprudenza penale. Ha seguito quasi un centinaio di procedimenti estradizionali e di cooperazione giudiziaria penale internazionale, discutendo vittorisamente anche davanti alla Corte Costituzionale italiana e alla Corte di giustizia dell'Unione europea (grande Sezione).