Una intervista di un comico ad un giornalista può essere valutata due distinti metri di giudizio: il metro previsto per la valutazione delle opinioni critiche (accertamento della verità effettiva o putativa dei fatti riferiti, dell'esistenza di un interesse per il pubblico alla conoscenza delle opinioni espresse e della continenza delle espressioni usate), e quello il metro meno rigoroso da adottare per la valutazione delle battute sarcastiche e satiriche (che se non debbono necessariamente menzionare fatti veri debbono evitare di esporre alla pubblica riprovazione aspetti della vita altrui strettamente personali ed intimi ovvero operare accostamenti o allusioni pesantemente volgari o ripugnanti), in tal modo dovendosi considerare i commenti e le sottolineature comiche dell'intervistatore, un comico.
Risultano privi di valenza offensiva le battute satiriche, se solo perfettamente percepibili come notazioni comiche e risultando tutti attinenti alla sfera dell’attività pubblica e imprenditoriale dell'attore.
Non c'è illecito per gioralsita che stigmatizzi, sicuramente con toni forti, sarcastici e sdegnati, il compotamneto di un uomo pubblico.
TRIBUNALE ORDINARIO DI ROMA
PRIMA SEZIONE CIVILE
14.1.2005
in composizione monocratica ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa civile di primo grado recante il numero di ruolo 28984 dell'anno 2001, poste indecisione nella camera di consiglio del 14.1.2005 e vertente tra
Berlusconi Silvio elett.te dom.to ** presso *** che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti in calce alla comparsa di costituzione quale nuovo difensore - attore e Travaglio Marco elett.te dom.to in** presso *** - convenuto e
Fabbri Daniele, in arte Daniele Luttazzie lett.te dom.to in ** presso *** convenuto
e chiamato in causa e Freccero Carlo convenuto contumace
e Rai Radio Televisione Italiana Spa.elett.te dom.ta in ** presso *** convenuta
e Ballandi Entertainmnent Spa elett.te dom.ta in ** presso ** , chiamata e chiamante in causa avente ad oggetto:
domanda di risarcimento danni.
Svolgimento del processo e conclusione delle parti
Con atto di citazione notificato il 26.4.2001 l'on. Silvio Berlusconi ha convenuto davanti aquesto Tribunale Marco Travaglio, Daniele Fabbri (in arte Daniele Luttazzi), Carlo Freccero e la RAI Radiotelevisione Italiana s.p.a. esponendo che nel corso del programma televisivo "Satyricon", trasmesso il 14.3.2001 dalla società convenuta sul canale Rai-2, il giornalista Travaglio e il conduttore Fabbri, in accordo con il direttore della rete Freccero, avevano gravemente leso il suo onore, la sua reputazione, la sua immagine di uomo politico e la sua stessa identità personale, avendolo presentato ai telespettatori come persona impegnatasi in politica per curare i propri interessi personali, e per salvaguardare le proprie fortune, accumulate con metodi non trasparenti e verosimilmente delittuosi, nonché come politico colluso con ambienti mafiosi, implicato in operazioni di riciclaggi e per averlo additato come mancante a volto coperto di attentati contro magistrati e perfino contro propri collaboratori eamici. Sulla base di tali premesse la difesa dell'on. Berlusconi ha formulato le seguenti domande:
•condannarsi i convenuti in solido ovvero disgiuntamente al risarcimento dei danni morali e non patrimoniali subiti dall'attore da determinarsi in via equitativa in almeno lire 20.000.000.000;
•condannarsi i convenuti in solido ovvero disgiuntamente al versamento della sanzione prevista dall'art. 12 della legge numero 47/1948 da determinarsi in via equitativa in almeno lire 1.000.000.000;
•ordinarsi la divulgazione per estratto dell'emananda sentenza in aperture dei telegiornali della sera delle tre reti della Rai e la pubblicazione a caratteri doppi sui quotidiani La Repubblica, Corriere della Sera, Il GIornale, Il Sole 24 Ore, Il Messaggero,il Secolo XIX, Il Resto del Carlino, La Stampa, La Nazione, Il Mattino e Il Giorno, a cura dell’attore e a spese delle parti convenute;
•condannarsi i convenuti alla rifusione delle spese processuali Marco Travaglio, Daniele Fabbri e la Rai Radiotelevisione Italiana s.p.a. si sono costituiti ingiudizio con distinte comparse di risposta chiedendo il rigetto delle domande attoree ricorrendole esimenti dell'esercizio dei diritti di critica politica e di satira nonché, secondo la difesa delFabbri, del diritto di cronaca, Daniele Fabbri ha altresì chiesto la condanna dell'attore arisarcimento dei danni per lite temeraria ex art. 96 c.p.c., la cancellazione di alcune espressioni dell’atto di citazione avversario ritenute offensive, e, in via subordinata, la condanna della Rai Radiotelevisione Italiana e del direttore della Rete-2 Carlo Freccero a manlevarlo da ognipretesa risarcitoria avversaria; la Rai Radiotelevisione Italiana ha quindi chiamato in causa la Ballandi Entertainment spa, quale società che aveva prodotto il programma "Satyricon" inforza di contratto di appalto, chiedendo di essere manlevata da ogni pretesa risarcitoria formulata dall'on. Berlusconi; la Ballandi Entertainment spa si è costituita in giudizio assumendo in via principale sia l'infondatezza delle domande dell'attore sia l'infondatezza della domanda di manleva formulata dalla Rai Radiotelevisione Italiana e chiedendo, in via subordinata, di essere a sua volta manlevata dal Fabbri; a fronte di tale ultima domanda della Ballandi Entertainment il fabbri ha eccepito la carenza di giurisdizione del Tribunale adito, assumendo che il contratto stipulato con detta società prevedeva all'art. 11 una clausola di arbitrato; Carlo Freccero è rimasto contumace. La causa è stata istruita con l'interrogatorio libero del Fabbri e con la produzione di varia documentazione e della videocassetta contenente la registrazione della trasmissione; i mezzi di prova orale prospettati dalle parti sono stati ritenuti irrilevanti ai fini della decisione. Le conclusioni sono state precisate dall'udienza del 30.9.2004; tutte le parti hanno ribadito quanto chiesto nei rispettivi atti di costituzione e ai sensi dell'art. 190 c.p.c. sono stati concessi termini di giorni 60 e 20.
Motivi della decisione
L’oggetto del giudizio è rappresentato da un'intervista di Daniele Fabbri al giornalista MarcoTravaglio trasmessa il 14.3.2001 dalla rai Radiotelevisione Italiana, sul canale Rai-2, diretto daCarlo Freccero, nel corso del programma "Satyricon", realizzato dalla Ballandi Entertainment spa, che l'on. Silvio Berlusconi ha ritenuto gravemente lesiva del suo onore, della sua reputazione, della sua immagine di uomo politico, e della sua stessa identità personale, e che, al contrario, i convenuti costituitisi in giudizio hanno ritenuto legittimo esercizio dei diritti di cronaca, di critica politica e di satira garantiti dall'art. 21 della Costituzione.
Il testo della suddetta intervista, non oggetto di contestazioni, è risultato essere il seguente:
D> Buonasera Marco e benvenuto. M> Buonasera D> Ho letto questo libro d'un fiato, è veramente molto interessante, l'hai scritto con Elio Veltri,che è membro della commissione antimafia e giustizia, Origine e misteri delle fortune di SilvioBerlusconi. Questa in effetti è una cosa che, non so gli altri italiani, non so i giornalisti italianiche non ne parlano mai evidentemente, ma io mi sono sempre interrogato su questo mistero. Innanzitutto vorrei fare una premessa, perché in genere poi mi accusano sempre di essere fazioso o cose di questo genere: tu scrivi per Repubblica, per l'Espresso, per MicroMegaeccetera, sei di sinistra? M> No. D> Non sei di sinistra, oh, meno male, meno male, quindi possiamo parlare tranquillamente. M> Diciamo che ho trovato asilo in questo gruppo, ma io ho lavorato con Montanelli finché Montanelli ha potuto lavorare in giornali liberi, quando glieli hanno chiusi o lo hanno messo in condizione di andarsene non ha potuto più dirigerli e quindi sono felice di aver trovato asilo inun giornale altrettanto libero. D> Quindi il tuo maestro è Montanelli. M> Sì.D> Montanelli il quale ha dichiarato recentemente "Berlusconi è il macigno che paralizza la vita politica italiana “M> Lo chiama "il piazzista di Arcore" quando è in pubblico, in privato...D> Peggio? Ah, okay, va be', non vogliamo saperlo perché poi non vogliamo finire in tribunale.Ehm, tu hai anche uno stipendio pignorato, mi sembra di ricordare.M> Si, dall'onorevole Previti.D> Per quale motivo?M> Ogni mese mi leva un quinto del mio stipendio. Ora, essere pignorati è già abbastanzaseccante ma devo dire che essere pignorati da Previti è proprio il massimo della vita.D> Tu lavori per Previti?
M> Anche.D> (risata)M> Per aver scritto una cosa vera e purtroppo non sono riuscito a convivcere il tribunale diRoma, e quindi spero nell`appello, spero di vincere in appello.D> In bocca al lupo.M> Così dovrà restituirmeli con gli interessi, sarà divertentissimo.D> Sarà divertentissimo. Be', facci sapere. Io ho letto questo libro. Alle prime due pagine hodetto: ok, qui saltiamo per aria tutti quanti, perché ci sono delle cose veramente sconvolgenti.Io mi rifarei proprio dall'inizio: "Cavaliere da dove ha preso i soldi", no? Inanzitutto, in questo libro si parla di teoremi? Cioè, sono teoremi delle toghe rosse o sono fatti?M> In questo libro si parla di documenti: ci sono dei documenti che andrebbero spiegati, se inItalia le interviste contemplassero delle domande: il problema è che in Italia abbiamo inventato questo genere letterario dell'intervista senza domanda, almeno quando il politico è l'ospite. Equindi nessuno lo chiede ma è una domanda legittima. Qui c'è un dirigente della Banca d'Italiache viene incaricato dalla Procura di Palermo di fare un perizia...D> Giuffrida?M> ... esatto, il dottor Giuffrida, tuttora al suo posto nonostante abbia subito alcune minaccepubbliche, il quale ha studiato i finanziamenti che negli anni 70 e 80 arrivavano alle 22 anzi 34holding che compongono la Fininvest...D> Erano 22 e ora sono 34, ho appreso da questo libro.M> Ma perché inizialmente si pensava a 22, poi andando a cercare se ne sono scoperte anche34 ...D> Cosa sono queste "holding"M> Be', diciamo, sono de contenitori di denaro, denaro che passa tra l'una e l'altra in uncomplicatissimo sistema di scatole cinesi e molto spesso non si capisce poi alla fine da dove èpartito. Infatti, questo tecnico di Banca d'Italia che, diciamo, non è uno stalinista, èun'espressione del capitalismo, ha cercato di capire da dove arrivassero questi soldi, perché cisono 115 miliardi in 7 anni che arrivano in contanti.D> 115 miliardi dell'epoca, che sarebbero?M> Sarebbero sui 500 di oggi. Arrivano in contanti: immagino in dei valigioni, in tir, non socome li si trasporti.D> Da dove provenivano questi soldi?M> Ehm, alla fine il dottor Giuffrida si arrende, alza le mani e dice "provenienza sconosciuta";e quindi bisogna conoscerla, io credo che un uomo pubblico dovrebbe spiegarci che ci fosserodei benefattori che continuavano a donare questi soldi in contanti, ma bisognerebbe saperlo chisono.D> Ma i soldi che passano da una holding all'altra e eccetera non lasciano delle tracce, non èpossibile risalire all'indietro come Pollicino e arrivare fino all'origine?M> No, il sistema francovaluta, si chiama così non sto a spiegarlo perché è complicatissimo,faceva in modo che il punto di partenza fosse inidentificabile. Tutto ciò poi era ancoracomplicato da alcune amenità: il dottor Giuffrida, assieme agli uomini della DIA, quando èandato a ritroso alla ricerca di questi finanziamenti, è andato a cercare la documentazionepresso banche, e presso queste banche alcune società non risultavano nemmeno essere maiesistite, poi si è scoperto perché: erano state per errore classificate come negozi diparrucchiera e estetista. Ora, l'idea che Berlusconi tra tutto quello che ha abbia anche dellesocietà di parrucchiere e estetista era veramente troppo, infatti lì è stato detto "oops, ci siamosbagliati", non erano parrucchieri ed estetisti, erano società finanziarie.D> Che banche erano queste banche?
M> Mah, una, la più famosa, è la Banca Rasini, quella dove lavorava il padre del Cavalier SilvioBerlusconi: credo che cominciò da impiegato e poi diventò, se non ricordo male, direttoregenerale. Ed era una delle banche che è indicata dai giudici di Palermo come quelle utilizzateper il riciclaggio del denaro della mafia.D> Noi siamo morti in questo momento, vuoi dirmi?M> Quante querele vuoi prenderti? Sennò smettiamo.D> Mah, il libro è interessantissimo, è meraviglioso: tu hai avuto minacce dalla pubblicazionedi questo libro?M> Non ancora.D> Ok, perfetto, poi fammi sapere.M> Ho saputo alla libreria di Fiumicino, che un omino di bassa statura...D> ... solerte ...M> ... era passato a comprare tutte le copie che c'erano.D> Stampatene di più, no? Così loro le prendono e voi guadagnate.M> Infatti, noi ristampiamo, loro ricomprano e vediamo chi si stanca per primo.D> E' stupendo. Una cosa su cui mi sono sempre interrogato è questa: c'erano alcune societàche voi chiamate nel vostro libro "siringhe monouso", tipo la Palina eccetera, fanno una solaoperazione. perché? Cioè, partono dei soldi dalla Palina, holding uno, due, tre, ta-ta-ta-ta e poiritornano alla Palina: perché?M> E poi ritornano all'origine: questa è una delle cose più incomprensibili che si sia trovato adaffromntare questo povero tecnico.D> Erano dei giroconti fittizi?M> Sono delle cose che nemmeno un tecnico di alto livello come questo riesce a spiegare, percui alla fine si arrende: la procura di Palermo convocherà, anzi, credo che abbia già convocatoma la cosa slitterà a dopo le elezioni, il Cavalier Berlusconi perché può darsi che tutto ciò siaassolutamente lecito, l'importante è spiegarlo. Bisognerà spiegarlo...D> Facciamo un appello, no? Bisognerà spiegarlo. Voi parlate di due fasi dell'impero Fininvest:una prima fase dagli anni 70 fino all'83, è la fase che abbiamo appena descritto, mi pare dicapire, dove piovono miliardi non si sa da dove, e una seconda parte, invece, diciamo il CAF,tangentopoli, fino alla legge Mammì...M> è la fase Craxi, quando Craxi era presidente del Consiglio.D> Esatto. Qui però dite una cosa interessante e che io non sapevo, e cioè che Craxi hapartecipato alla fondazione di Forza Italia.M> Ah, quello è un altro documento straordinario, secondo me: c'e un piccolo democristianomilanese che si chiama Ezio Cartotto, che viene ingaggiato da Marcello Dell'Utri...D> Chi è Marcello Dell'Utri?M> Marcello Dell'Utri è il braccio destro di Silvio Berlusconi, palermitano, l'uomo che nel 1974quando Berlusconi ha bisogno di uno stalliere va a Palermo, prende un boss mafioso glieloporta a Milano e glielo mette in Villa per un anno e mezzo: si chiamava Mangano questo boss,è stato poi processato al maxiprocesso di Falcone e Borsellino e poi è stato condannatoall'ergastolo per traffico di droga, mafia e omicidio, ed era in rapporto con Dell'Utri fino almenoal '93-'94. Chiusa la parentesi. Stavamo dicendo?D> Hai fatto una parentesi da niente...ci bevo un attimo su? Non so voi ma io sto abbastanzatremando, ma ok. (si sente un tonfo da ditro le quinte) Un attentato, sventato per fortuna:state fermi e non saltate sulle sedie, nessuno si muova. (applauso)M> Allora: Dell'Utri ingaggia questo democristiano lombardo perché dice" qui bisogna fare unpartito, il Cavaliere dice che i nostri referenti politici stanno malmessi con Mani Pulite e
quindi"...D> Siamo nel 91-92?M> Siamo nel '92, subito dopo l'arresto di Mario Chiesa e i primi indagati, i primissimi piccoliindagati milanesi, nemmeno Craxi: Craxi poi sarà a dicembre. Lo chiude in un ufficio diPublitalia, gli dice di non dire niente perché della cosa sa soltanto lui e il Cavaliere, nemmenoConfalonieri perché era contrario a questo progetto di entrare in politica.D> Fedele è simpatico, eh?M> Bè, si, diceva delle cose che dette oggi sembra Stalin, invece era Confalonieri: diceva "èimpensabile che noi senza vendere le televisioni andiamo in politica"; cercava di convincereBerlusconi: infatti all'inizio lo tennero all'oscuro, così racconta Cartotto. Allora, questo ufficio diPublitalia comincia a lavorare alla fondazione del partito, che poi verrà reso noto agli Italiani unanno e mezzo dopo: nessuno lo sa. E questo Cartotto racconta delle cose secondo mestrepitose: voglio citare perché qui bisogna essere esattissimi, le querele volano come... e noinon le vogliamo prendere le querele...D> Non so tu, io no di certo. Credo che sia il male minore la querela a questo punto.M> Allora, Cartotto racconta il movente della nascita di Forza Italia: "Berlusconi, in unaconvention di quadri della Fininvest tenuta a Montecarlo, tenne un discorso che posso definiredi attacco, dicendo specificamente: i nostri amici che ci aiutavano, Craxi & c., contano sempredi meno, i nostri nemici contano sempre di più, dobbiamo prepararci a qualsiasi evenienza percombatterli" . Ma racconta un'altra cosa secondo me strepitosa, e cioè che nel 1992-93,quando Caselli non era nemmeno procuratore di Palermo, quando nessuno si sognava diipotizzAre alcunchè di rapporti tra mafia e Fininvest, Berlusconi, secondo Cartotto, si aggiravaper le sue aziende dicendo "se non andiamo in politica ci accuseranno di essere mafiosi". Ora,a me francamente non è mai capitato di temere di essere accusato di essere mafioso. A te noncredo.D> Non credo, no.M> "Berlusconi, racconta Cartotto, temeva che entrando in politica potessero essergli rivolteaccuse di contiguità con la associazione mafiosa. Per la verità Cartotto ad un'intervista alCorriere dirà poi che Berlusconi diceva queste testuali parole: mi faranno di tutto, andranno afrugare tutte le carte, diranno che sono un mafioso.D> Ma perché? Strano, no?M> Poi aggiunge Cartotto che nel 1994,quando vennero fuori le prime voci su questeliesonsdangereuses, per usare un termine raffinato, dice: "ricordo che Berlusconi mise sotto accusaDell'Utri specificando che nei sondaggi Forza Italia stava scendendo proprio per questoproblema dei suoi rapporti con la mafia; ricordo che la reazione di Dell'Utri mi sorpresealquanto, quando mi disse testualmente: Silvio non capisce che dovrebbe ringraziarmi perchése dovessi aprire bocca io, puntini puntini.D> Queste sono dichiarazioni di Cartotto. Rese dove?M> Queste sono dichiarazioni di Cartotto alle procure di Caltanissetta e Palermo che indagano sui mandanti a volto coperto delle stragi del 1992 e 93.D> Cosa c'entrano? M> Eh, cosa c'entrano. Quante querele vuoi beccarti? Allora...D> No, stiamo cercando di capire, stai tirando fuori delle cose che non stanno nè in cielo nè interra, non è una logica normale, credo, no? Non essere così soddisfatto, è una cosa tremenda, oh, mamma mia.M> No, sarà che le conosco e quindi do un po' meno peso. C'è un atto assolutamente pubblico, la requisitoria del pubblico ministero Luca Tescaroli al processo di appello per la strage di Capaci dove sono stati condannati tutti i boss di Cosa Nostra, da Riina in giù, per avere ordinato e realizzato la strage che ha visto la morte di Falcone, della moglie, degli uomini della scorta; in questo processo di appello Tescaroli fa un accenno ad un'altra indagine che è in corso alla procura di Caltanissetta, e che riguarda i mandanti a volto coperto, cioè coloro che avrebbero diciamo suggerito se non altro la tempistica per quelle due stragi in sequenza che erano Capaci e poi via D'Amelio: voi ricorderete che in quei 50 giorni saltarono in aria i due giudici più famosi d'Italia, a Palermo, cioè Falcone e Borsellino: intere autostrade sventrate, cioè una cosa mai vista; forse in Colombia. E questo pubblico ministero nella requisitoria ha sostenuto, ha ricordato, le parole di alcuni collaboratori di giustizia i quali sostengono che Ottorina, prima di mettere a punto queste stragi, aveva incontrato alcune persone importanti, come le chiamava lui, e questi pentiti riferiscono che erano Berlusconi e Dell'Utri. Naturalmente tutto ciò è una requisitoria, è un documento pubblico, è una cosa che è stata letta in udienza enoi l'abbiamo pubblicata, non è una sentenza, ci mancherebbe altro, è semplicemente uno spunto di indagine, indagine che mentre Tescaroli parlava era in corso: e altre indagini ci sono sulle stragi del 3, perché voi ricorderete che nel 93 ci fu quella replica, quando la mafia stranamente cominciò ad occuparsi del patrimonio artistico: cioè, la mafia uscì dal territorio siciliano e cominciò a mettere bombe agli Uffizi, a via Palestro a Milano e qui a Roma, a Sangiovanni in Laterano, per non parlare dell'attentato a Maurizio Costanzo, che è un altro caso clamoroso: è molto interessante, soltanto a livello cronologico, leggere quello che racconta Cartotto, e cioè che Maurizio Costanzo era uno, all'interno della Fininvest, ferocemente contrario alla nascita del partito della Finivest, cioè alla scesa in campo della Fininvest inpolitica. Insomma, è un bel quadretto.D> Bè, direi, rivelazioni esplosive.M> Sai qual è il brutto, o il bello? Che non sono rivelazioni, cioè non sono cose che io sonoandato a trovare e che nessuno poteva trovare. Sono cose che sono state dette in un'aula ditribunale.D> Be', nessuno le riferisce perché ancora devono essere dimostrate.M> Si, ma quando un pubblico ministero dice una cosa se ne dovrebbe parlare.D> Non se ne parla?M> Non se ne parla molto.D> C'è una specie di consegna del silenzio?M> Un pochino, forse.D> Forse stanno aspettando.M> Forse stanno aspettando.D> E Craxi cosa c'entra? Perché tutto è partito da Craxi.M> Si: Cartotto racconta che in queste riunioni ad Arcore nelle quali si decideva la nascita diForza Italia, a un paio di queste riunioni partecipò Bettino Craxi, poco prima di volare d’Hammamet, cioè prima di perdere l'immunità parlamentare e di volare, un giorno prima, d’Hammamet per sottrarsi all'arresto.D> Quindi quello che sostenete voi in questo libro è che, da certi riscontri, deposizioni, ecc.ecc., la nascita del partito è dovuta al fatto che mancavano i referenti politici ad un certo punto quindi han detto: ok, dobbiamo farci le cose da soli. Giusto?M> Questo racconta l'unico testimone che ha parlato di quel periodo, cioè questo Cartotto, che non è un pentito di mafia, non è un delinquente...D> E dove si trova adesso questo Cartotto?M> Credo che stia appena fuori Milano. Viene chiamato spesso a testimoniare in vari processi, quelli di Dell'Utri, quelli di Berlusconi...D> C'è un altro capitolo che secondo me è molto interessante, ed è quello sulla legge Tremonti: Tremonti è nella cronaca di questa settimana perché ha dato del gangster alministro Visco ecc. ecc.: ho letto però una cosa interessantissima su questa legge Tremonti inrealtà.M> La legge Tremonti è una legge che, detta in soldoni, rilascia delle agevolazioni fiscali alle imprese che reinvestono gli utili. E quindi è una legge neutra. Senonché un giorno una certa azienda, che si chiama Mediaset, compra dei film, e comprati quei film chiede al governo sepuò beneficiare dei vantaggi della legge Tremonti. Il governo le risponde si, puoi beneficiare diquesti vantaggi. E questi vantaggi, quantificati, sono 243 mliardi. Il problema qual è: io non sose la Mediaset avesse o non avesse il diritto ad accedere a questi vantaggi: c'è chi sostiene dino perche i film acquistati non sono beni materiali e la legge Tremonti si occupava soltanto dibeni materiali; ma diciamo che fosse tutto di loro diritto: il problema è che a beneficiare diquesta legge è colui che l'ha fatta, e cioè il Cavalier Silvio Berlusconi con una mano èpresidente del Consiglio e con l'altra è padrone della Mediaset e si interpella da solo chiedendo:"scusa, puoi tu usufruire di questa legge? Si che puoi." . E alla fine ci guadagna 250 miliardi.D> Ma come. Ogni volta che gli rinfacciano il conflitto di interessi lui dice sempre: "No no no,perché poi io lo risolverò molto tranquillamente: quando parleremo di cose che mi riguardanoio mi alzo e me ne esco". No?M> Si, bè, non dovrebbe mai mettere piede, avremmo un governo vacante, in esilio.D> Si, perché io ho elencato le cose di cui si occupa: editoria, telecomunicazioni, telefonicellulari, assicurazioni, grandi distribuzioni, cinema, audiovisivi, affari immobiliari, sport. Tutto.M> E negozi di parrucchieri ed estetisti.D> I negozi di parrucchieri, hai ragione. Dunque: riassumiamo un pochettino il percorso diquesto libro: c'è dentro un'intervista anche a Borsellino che è incredibile.M> C'è un'intervista agghiacciante a Paolo Borsellino: è una rarità questa intervista, perché laRai l'ha potuta trasmettere soltanto nottetempo...D> Perché l'ha potuta trasmettere? In che senso?M> La Rai ce l'aveva, ma Roberto Morione, direttore di Rai News 24, ha fatto il giro delle settechiese per offrirla a tutti quelli che hanno i programmi in prima serata, ai telegiornali, e tutti glihanno detto che non gli interessava perché era roba vecchia: in realtà questo è l'ultimo documento filmato di Paolo Borsellino prima che salti in aria. E’ stata fatta il 21 maggio del 92,due giorni dopo salta in aria Falcone, 50 giorni dopo salta in aria Borsellino. D> Cosa c'era di così drammatico in questa intervista? M> Bè, è un'intervista abbastanza agghiacciante, per chi la vede soprattutto col senno di poi, cioè la vede come il testamento spirituale. Borsellino dice alcune cose: a) che la procura di Palermo in quel momento sta indagando sui rapporti tra Berlusconi, Dell'Utri e Mangano; e poi dice un'altra cosa: dice che in una intercettazione del 1981 tra Mangano e Dell'Utri, Mangano sta contrattando con Dell'Utri a proposito di un cavallo. E Borsellino dice che "nel maxiprocesso noi abbiamo appurato che Mangano quando parla di cavalli intende partite di droga". Quando poi il giornalista, che è un francese, quindi fa domande, gli dice " se ricordo bene nell'inchiesta c’è un'intercettazione fra Mangano e Dell'Utri in cui si parla di cavalli". Borsellino, che evidentemente è un fine umorista, risponde "bè, nella conversazione nel maxiprocesso, se nonpiglio errore, si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo. Quindi non credoche potesse trattarsi effettivanente di cavalli: se qualcuno mi deve recapitare due cavalli me lirecapita all'ippodromo oppure al maneggio, non certamente dentro a un albergo". Allora, voi immaginate un'intervista di questo genere rilasciata oggi da Borsellino vivo, che cosa sidirebbe di Borsellino, che è una toga rossa, che è arrivata la cavalleria comunista, che non a caso è un complotto politico, la giustizia a orologeria. Il problema è che pare che Paolo Borsellino votasse Movimento Sociale; cioè apparteneva a quella tradizione della destra, lanobile tradizione della destra legalitaria, che in Sicilia faceva fronte contro la mafia. Per cui,andava perfettamente daccordo con suoi colleghi che erano di sinistra. Immaginatevi se unuomo come Borsellino fosse sopravvissuto e avesse rilasciato oggi questa intervista dovesarebbe già finito, come minimo davanti al CSM, come minimo. Il fatto che in questo paeseun'intervista del genere non trovi un programma che la trasmetta in prima serata ma debbaandare di notte è abbastanza significativo.D> E che fine ha fatto questa bobina poi?M> La bobina c'è, è stata acquisita agli atti della procura di Caltanissetta che indaga sulle stragi , perché è molto interessante sapere di che cosa si stava occupando la magistratura palermitana nel momento in cui saltavano in aria i suoi due maggiori esponenti. O no? E quindiè stata acquisita. E’ molto istruttiva, secondo me, andrebbe discussa, ci vorrebbero delle risposte.D> Io ho invitato il Cavalier Berlusconi qua ma non viene. Più di così non so cosa posso fare.M> Strano.D> In realtà in un qualunque altro paese europeo o del mondo anche un ventesimo di questepiccole rivelazioni scatenerebbero il terremoto politico. Qua invece non capita nulla.M> Oggi è venuto ad interessarsi di questo libro e a farmi una piccola intervista un giornalistadel Financial Times, il quale mi raccontava dell'avventura di un dirigente molto promettente delpartito conservatore britannico, mi ha lasciato anche un appunto con il nome e quindi voglioessere preciso: si chiama Jonathan Atkin, il quale un giorno, convocato ad un processo cheriguardava chi avesse pagato il conto di albergo da 3 milioni di lire a sua figlia ha mentito, cioèha detto una cosa invece di un'altra, ed è stato immediatamente impacchettato e portato incarcere, un ex ministro nonchè parlamentare conservatore, è rimasto in carcere 6 mesi ed èuscito l'altro giorno. Ha ovviamente la carriera politica finita, ma aveva mentito su un conto di3 milioni della figlia. Io non oso immaginare quanta gente ci sarebbe nel Parlamento Italianose vigessero le stesse leggi, probabilmente sarebbe semideserto.D> Io mi chiedo, caro Marco, in che paese viviamo. Comunque volevo ringraziarti perché tu,facendo questo libro, dimostri di essere un uomo libero, e non è facile trovare uomini liberi inquest'Italia di merda.M> Ti ringrazio molto. Mi veniva in mente una cosa: quel governatore della Pensylvania che ungiorno si presentò in televisione e si infilò la canna di una pistola in bocca e si sparò: credo chetu stasera, più o meno...D> No, no, non lo farei mai.M> Avresti fatto molto prima.
Tanto premesso, occorrerà ulteriormente precisare che la difesa dell'on. Berlusconi, affondamento delle proprie domande, nel proprio atto di citazione, e nelle memorie depositate ex art. 170 c.p.c., dopo aver integralmente riportato i dialoghi intercorsi tra il Fabbri e il Travagliò, ha esposto:•che risultava diffamatoria l'intera impostazione della trasmissione;•che detta intervista, sebbene inserita in un programma umoristico e nonostante alcuni interventi grotteschi dell'intervistatore Fabbri, non poteva essere considerata in alcun modo uno spettacolo di satira, posto che il Travaglio, con il pretesto di presentare un suo libro, per altro anch'esso gravemente diffamatorio, con toni assolutamente seri, aveva attuato, in concorso con il Fabbri e con il direttore della rete Freccero, un vero proprio linciaggio morale ai danni dell'on. Berlusconi, nell'imminenza delle elezioni politiche dell'anno 2001, avendolo presentato ai telespettatori come persona impegnatasi in politica per curare i propri interessi personali e per salvaguardare le proprie fortune, accumulate con metodi non trasparenti e verosimilmente delittuosi, nonché come politico colluso con ambienti mafiosi, implicato in operazioni di riciclaggio, e per averlo additato come mandante a volto coperto di attentati contro magistrati perfino contro propri collaboratori e amici dotati di troppa autonomia di pensiero;•che il Travaglio e il Fabbri avevano posto in essere una serie di espedienti grotteschi alfine di creare il clima propizio alla propalazione di accuse diffamatorie di sconvolgente gravità (la storia dell'omino di bassa statura che aveva fatto incetta delle copie del libro di Travaglio; i reiterati riferimenti al pericolo di ricevere minacce per quanto si andava dicendo; il rumore fuori scena che aveva indotto il Fabbri ad esultare per lo scampato attentato; la citazione del governatore della Pennsylvania suicidatosi in diretta televisiva);
•che erano state affermate grossolane falsità rese credibili da calcolate e dolose omissioni, posto che: a) erano state gravemente travisate le dichiarazioni rese dal giudice Paolo Borsellino ad alcuni giornalisti francesi poco prima di essere ucciso dalla mafia, documentate in una videocassetta trasmessa dall'emittente Rai-News 24,essendosi fatto credere ai telespettatori, contrariamente al vero, che detto magistrato stesse svolgendo indagini a carico dell'on. Berlusconi; b) che si erano ricordate le indagini attivate a carico dell'on. Berlusconi della Procura della Repubblica di Caltanisetta nell'ambito dell'inchiesta volta ad individuare i cosiddetti mandanti a volto coperto delle stragi di Capaci e di Via d'Amelio, senza informare il pubblico che detta Procura già aveva richiesto al GIP l'archiviazione; c) che si era fatto credere che il consulente contabile Giuffrida aveva svolto accertamenti sul conto delle società del gruppo Fininvest nell'ambito di una verifica imparziale disposta dalla Banca d'Italia, tacendo al pubblico che detto contabile era in realtà un consulente di parte, nominato dalla Procura della Repubblica di Milano per sostenere in giudizio le proprie accuse; d)che si era riferito che il citato Giuffrida aveva concluso la sua verifica evidenziando l’impossibilità di individuare gli originari finanziatori delle società del gruppo Fininvest, omettendo di informare i telespettatori che lo stesso Giuffrida, nella sua stessa relazione aveva precisato che le conclusioni esposte dovevano intendersi come provvisorie, dovendosi acquisire ulteriori documentazioni; e) che si era insinuato che il Ministro Giulio Tremonti e lo stesso Governo presieduto dall'on. Berlusconi, con la promulgazione della cosiddetta "legge Tremonti", avevano favorito fiscalmente la società Mediaset, omettendo di riferire che la competente Commissione Tributaria Provinciale aveva già accertato l'assoluta regolarità dell'operato di detta società e che lo stesso Governo espresso dai partiti dell'Ulivo, succeduto al primo Governo Berlusconi, aveva confermato la normativa fiscale introdotta dalla legge in questione; f) che infine si erano spacciate per indiscusse verità "i vaniloquenti teoremi di un P.M.".
Tanto premesso, ritiene il giudicante che nell'intervista in questione (nonostante i giudizi totalmente negativi espressi, con indubbio sarcasmo, sulla condotta dell'on. Berlusconi) non possano ravvisarsi gli estremi del delitto di diffamazione.
Al riguardo si dovrà infatti considerare:
•che l'intervista in questione andrà valutata con due distinti metri di giudizio: il metro previsto per la valutazione delle opinioni critiche (accertamento della verità effettiva putativa dei fatti riferiti, dell'esistenza di un interesse per il pubblico alla conoscenza delle opinioni espresse e della continenza delle espressioni usate), dovendosi ritenere tali le opinioni espresse, con toni indubbiamente seri, dal Travaglio sull'operato e sulla condotta dell'on. Berlusconi, e il metro meno rigoroso da adottare per la valutazione delle battute sarcastiche e satiriche (che se non debbono necessariamente menzionare fatti veri debbono evitare di esporre alla pubblica riprovazione aspetti della vita altrui strettamente personali ed intimi ovvero operare accostamenti o allusioni pesantemente volgari o ripugnanti), in tal modo dovendosi considerare i commenti e le sottolineature comiche dell'intervistatore Fabbri;
•che le battute e i commenti del Fabbri, quali si evincono dalla lettura del testo dell’intervista, risultano privi di valenza offensiva nel senso sopra precisato, essendo perfettamente percepibili come notazioni comiche e risultando tutti attinenti alla sfera dell’attività pubblica e imprenditoriale dell'attore;
•che non può ritenersi che il giornalista Travaglio abbia inteso accusare in modo subdolo l’on. Berlusconi di biechi interessi privati, di illeciti societari e di collusione con la mafia, parendo evidente che detto giornalista intese invece stigmatizzare, sicuramente contorni forti, sarcastici e sdegnati, il comportamento dell'odierno attore laddove questi, candidatosi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, non aveva ritenuto necessario chiarire nelle opportune sedi - giudiziarie, politiche ovvero in pubblici dibattiti - alcune vicende della sua attività imprenditoriale oggetto di indagini penali, quali la provenienza dei finanziamenti che resero possibile la costituzione delle società del gruppo Fininvest da lui controllate ed i rapporti asseritamente trattenuti da lui e da alcuni suoi stretti collaboratori con esponenti di vertice della malavita mafiosa siciliana; che tale opinione critica per Travaglio è risultata ancorata a fatti veri di sicuro interesse per l'opinione pubblica (l'on. Berlusconi era notoriamente candidato alle imminenti elezioni politiche e notoriamente era stato designato dallo schieramento di centro-destra a ricoprire, in caso di vittoria, la carica di Presidente del Consiglio; notorio era il coinvolgimento del predetto in inchieste penali attivate dalla Procura presso il Tribunale di Milano per reati societari e della Procura presso il Tribunale di Caltanisetta che indagava sui mandanti delle stragi mafiose di Capaci e di Via D'Amelio; notoria era l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa rivolta dalla Procura presso il Tribunale di Palermo a carico di Marcello Dell'Utri, stretto collaboratore dell'attore) ed estata espressa con modalità di per sé non offensive;•che l'assunto attoreo secondo cui il Travaglio avrebbe accreditato i propri giudizi presso l’opinione pubblica esponendo anche fatti falsi e omettendo circostanze che avrebbero tolto valore a talune sue argomentazioni, non è risultato fondato, dovendosi considerare: che mai il Travaglio ebbe ad affermare né a far intendere che il giudice Paolo Borsellino stesse svolgendo indagini a carico dell'on. Berlusconi, essendosi limitato a sostenere che detto magistrato, nella suddetta intervista, aveva dichiarato che la Procura di Palermo stava indagando sui rapporti tra Berlusconi, Dell'Utri e il mafioso Mangano e aveva riferito l'esistenza di una intercettazione di una conversazione telefonica intercorsa tra il Mangano e il Dell'Utri, in cui i due parlavano di cavalli, che risultava sospetta, posto che nel cosiddetto maxiprocesso di Palermo era emerso che quando Mangano parlava al telefono di Cavalli intendeva riferirsi a partite di droga; che l'assunto riferito dal Travaglio circa l'intervista a Borsellino ha trovato riscontro nel testo della stessa intervista prodotto dalla difesa dell'attore (il testo pubblicato dal settimanale L'Espresso da cui si evince che Borsellino, ai giornalisti chegli chiedevano se i cavalli di cui discutevano il Mangano e il Dell'Utri fossero davvero dei cavalli, ebbe a dichiarare "Nella conversazione inserita nel maxiprocesso, se non piglio errori, si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo, quindi non credo potesse trattarsi effettivamente di cavalli, se qualcuno mi deve recapitare due cavalline li recapita all'ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l'albergo “e che alla domanda "si è detto che Mangano ha lavorato per Berlusconi" ebbe confermare l'esistenza di indagini volte ad accertare la natura di tali rapporti, avendo dichiarato "Non le saprei dire in proposito. Anche se, dico, debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo poiché ci sono addirittura... so che ci sono addirittura ancora indagini in corso in proposito per le quali non conosco addirittura quali degli atti siano ormai conosciuti e ostensibili e quali debbano rimanere segreti");
che quando fu trasmessa l'intervista oggetto del presente giudizio le indagini attivate dalla Procura di Caltanisetta a carico dell'on. Berlusconi in relazione alle stragi di Capaci e di Via D'Amelio non si potevano ancora ritenere concluse, posto che il decreto di archiviazione, richiesto dal P.M. il 2.3.2001, era stato emesso solo il successivo 3.5.2002 e posto che la stessa Procura nella propria richiesta di archiviazione aveva precisato che il procedimento in questione non esauriva gli sforzi investigativi posti in essere dall'ufficio nel tentativo di individuare i mandanti esterni delle stragi del 1992, essendo emerso un "inquietante intreccio mafia-appalti" e posto che "l'importante informativa in atti della DIA, Il Reparto, del 30.7.1999 che riferisce sull’esistenza di elementi di correlazione fra le imprese societarie indicate nell'elenco predisposto dal ROS dei Carabinieri e le società (in numero di 401) del GruppoFininvest, conclude fissando lo sguardo alla Tecnofin Group spa (riconducibile aSalamone-Micciché), alla COGE spa (riconducibile a Paolo Berlusconi), alla Tunnedil spa,alla Cipedil spa (Rappa di Borghetto), alla RTI spa"; che nella sua intervista il Travaglio ebbe espressamente a precisare che il contabile Giuffrida era un funzionario della Banca D’Italia incaricato dalla Procura di Palermo di redigere una relazione di consulenza;
che la difesa dell'attore non ha negato che quanto riferito dal Travaglio circa i risultati delle indagini del Giuffrida rispondesse a verità;
che il Travaglio nella sua intervista ebbe precisare che dette indagini erano ancora in corso, posto che di li a poco la Procura diPalermo avrebbe proceduto all'interrogatorio del Berlusconi;
che non risulta che il Travaglio abbia mai insinuato che il Ministro Giulio Tremonti e il primo GovernoBerlusconi, con la promulgazione della cosiddetta "legge Tremonti", avessero inteso favorire fiscalmente la società Mediaset, parendo evidente che le dichiarazioni rese sul punto da detto giornalista intesero unicamente sottolineare e denunciare all'opinione pubblica il noto problema del conflitto di interessi che da più parti si assume esistente rispetto all'attività di governo dell'on. Berlusconi in considerazione dei suoi rilevantissimi interessi economici;
che infine non risulta che il Travaglio abbia mai spacciato per indiscusse verità le affermazioni fatte dal P.M. Pescaroli nella requisitoria resa al processo d'appello per la strage di Capaci (cui la difesa dell'attore ha inteso riferirsi allorquando ha parlato di "vaniloquenti teoremi di un P.M."), avendo egli espressamente precisato che si trattava di una requisitoria contenente "spunti di indagine" e non di sentenza ("naturalmente tutto ciò è una requisitoria, è un documento pubblico, è una cosa che è stata letta in udienza e noi l'abbiamo pubblicata, non è una sentenza, ci mancherebbe altro, è semplicemente uno spunto di indagine...");
che tutto quanto sopra esposto porta a ritenere scriminate tutte le riferite affermazioni del Travaglio, da ritenersi espressione di una legittima critica politica.
Esclusa, in forza di quanto sopra detto, la lamentata diffamazione ed esclusa altresì l'asserita ingiusta lesione del diritto dell'attore alla propria identità personale, s'imporranno il rigetto di tutte le domande formulate a carico dei convenuti; parimenti dovrà essere respinta la domanda di risarcimento formulata contro il Berlusconi dal Fabbri per lite temeraria, non avendo questi specificato quali pregiudizi abbia subito in conseguenza dell'iniziativa giudiziaria dell’attore; del pari dovrà essere respinta del Fabbri di cancellazione di talune frasi dall'atto digitazione avversario, trattandosi di espressioni funzionali all'esercizio del diritto di difesa. Attesa la sua soccombenza assolutamente prevalente, l'on. Silvio Berlusconi dovrà infine essere condannato alla rifusione delle spese processuali in favore dei convenuti e della società chiamata in causa, così come meglio specificato in dispositivo.
PQM
il Tribunale Ordinario di Roma in composizione monocratica definitivamente pronunciando ed ogni altra richiesta disattesa, così provvede:
•respinge le domande di risarcimento dei danni, di pagamento della sanzione prevista dall’art. 12 della legge n. 47/1948 e di pubblicazione della sentenza formulate, concitazione notificata il 26.4.2001, dall'on. Silvio Berlusconi nei confronti di MarcoTravaglio, Daniele Fabbri (in arte Daniele Luttazzi), Carlo Freccero e della RaiRadiotelevisione Italiana s.p.a.;
•respinge la domanda di risarcimento dei danni per lite temeraria nonché la domanda di cancellazione di talune frasi dell'atto di citazione formulate dal Fabbri;
•condanna l'on, Silvio Berlusconi a rifondere in favore di Marco Travaglio, di Daniele Fabbri (in arte Daniele Luttazzi), della Rai Radiotelevisione Italiana s.p.a. e della Bellandi Entertainment s.p.a. le spese di giudizio che si liquidano, per ciascuna di dette parti, in complessivi euro 16.855,00 di cui euro 15.000,00 per onorari ed euro 1.705,00per diritti, oltre a quanto dovuto per le spese generali, per l'Iva e per il contributo alla CPA.
Così deciso in Roma, il 14.1.2005
il Giudice Unico dott. Massimo Corrias